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Immergersi nel profondo con Bella Rose Bunce

Scritto da Redazione | 30-giu-2023 5.30.00

Esplorando l’Intersezione tra Passione, Arte e l’Oceano.

Tralasciando la sua infanzia lontana dal mare nella cittadina di Somerset, Regno Unito, Bella Rose Bunce ha trovato l’ispirazione necessaria per cambiare da biologia marina a fotografia nella costa paradisiaca della Cornovaglia. Attraverso una lente che cattura la bellezza selvaggia e la potenza innegabile del mare, Bella è riuscita a far diventare il suo bisogno di H20 in un lavoro a tempo pieno. La sua passione per l’Oceano e la sua esperienza tra le onde si fa notare nelle splendide foto che scatta per i suoi clienti, per la maggior parte brand di surf o organizzazioni che si impegnano nella salvaguardia del mare. Al momento vive a impatto quasi-zero in un van parcheggiato vicino al cortile di un amico a Falmouth, e abbiamo colto l’occasione per scambiare due chiacchiere con Bella per capire quanto il suo rapporto con l’ambiente influenzi la sua vita e la sua arte.

Fotografia di Abbi Hughes

OGYRE – Ciao Bella. Raccontaci della tua storia. Di dove sei e da dove ha origine la tua passione per l’oceano?

BELLA ROSE BUNCE – Sono di Somereset, Inghilterra, a due ore di distanza da qualsiasi spot di surf. Nonostante ciò, il mio amore per l’oceano iniziò a fiorire già in giovane età, e ho sempre sognato di poter vivere in Cornovaglia un giorno. Dopo aver frequentato l’università in una città di mare, Falmouth, che era solo un’ora di distanza dal posto in cui vivevo, sono stata così fortunata che ormai sono sette anni che chiamo la Cornovaglia ‘casa’. La vicinanza al mare alimentò ancora di più la mia passione per l’oceano e per l’ambiente. Invece di seguire la strada più comoda che mi avrebbe condotto in qualche grande città come Londra, ho deciso di rimanere in Cornovaglia per costruire una carriera che ruotasse attorno all’oceano, che è sempre stato parte integrante della mia vita. 

OGYRE – Hai sempre voluto fare la fotografa o l’hai realizzato più tardi?

BB – Inizialmente il mio progetto era di studiare biologia marina, considerando le università eccellenti che si trovano in Cornovaglia in quel campo. Tuttavia, a causa di tutta la fatica che ci stavo mettendo, decisi di non seguire quella rotta. Al contrario, mi dedicai all’arte. La fervente comunità artistica dell’università in Cornovaglia era perfetta per me, siccome non mi sarei mai vista a vivere in una città. Non sapevo che la fotografia sarebbe diventata il mio mezzo di ricerca per catturare le bellezze dell’oceano. È un modo incisivo di documentare il nostro ambiente, e percepisco un profondo senso di 

gratificazione combinando la mia passione per il mare con la mia espressione artistica.

Fotografia di Bella Rose Bunce

OGYRE – Come descriveresti il tuo rapporto con l’oceano?

BB – È difficile da mettere in parole perchè è più di una semplice relazione, è una parte fondamentale di quello che sono. Siamo tutti connessi all’oceano in qualche modo: per me, essere nelle vicinanze del mare è necessario. Sono cresciuta imparando a surfare e trovando divertimento e felicità tra le onde. Da quando ho integrato il mio amore per l’oceano con la fotografia, sento che la mia carriera è diventata più professionale ancora, ma più di tutto ha migliorato la mia salute mentale. Al giorno d’oggi, non si tratta dell’oceano e basta: si tratta di far parte della natura come una cosa sola. Vivere in un camp nel mio van mi ha permesso di coltivare una connessione più profonda con l’ambiente, abbracciando la cucina veg, improvvisando routine di rituali e trovando svago in tutti gli aspetti della natura. 

 

OGYRE –  Che cosa speri di trasmettere con il tuo lavoro?

BB –  In un’era dominata dagli schermi e dai social media, mi sento in conflitto quando porto il mio contributo alla cultura di Instagram. Di conseguenza, attraverso la fotografia mi sforzo di ispirare le persone ad avventurarsi là fuori per apprezzare la bellezza del mondo naturale. Che si tratti di immortalare i colori vibranti e le luci dell’oceano o di mostrare il sorriso e il flow dei surfisti, il mio obiettivo è quello di incoraggiare gli altri a fare esperienza della natura in prima persona. Stando alla larga da pose e concentrandomi sulla genuinità della felicità e della connessione con l’elemento, spero di motivare le persone a immergersi nel mare e lasciarsi abbracciare dalle onde terapeutiche del mare.

OGYRE – Hai qualche ricordo in particolare che ha influenzato il tuo rapporto con l’ambiente?

BB –  È difficile perchè ormai mi ritrovo immersa nello scenario oceanografico e sono pure pagata per questo. Tutte le volte che sono là fuori e le condizioni sono impegnative, ripeto a me stessa quanto sia bello perdersi tra le onde per ore, catturando i momenti tra l’Oceano e gli amici. Surfare e scattare in Messico di recente è sicuramente un’esperienza di cui tenere conto. Ho avuto la possibilità di fotografare e conoscere alcuni dei longboarder più forti sulla Terra tra tartarughe, mante e pesci volanti. Le persone sono amorevoli, ed è stata un’opportunità che non avrei mai potuto cogliere se non fossi stata coinvolta nella scena surfistica. Essere una surf photographer e una surfista mi permette di viaggiare e guardare il mondo con occhi unici, guidata dalle onde e connettendomi con le comunità locali che mi ospitano lungo il cammino.  Uno dei ricordi più significativi è di quando avevo 13 anni ed ero in vacanza con un amico e il padre nel Devon. Mi fecero surfare per la prima volta, facendomi prendere onde che ai tempi vedevo altissime, e un veterano del posto mi aveva pure fatto i complimenti. Quel giorno rimarrà fisso nella mia mente, ispirandomi nel proseguire con questo sport e hobby che ha dato forma al mio essere. Se questa esperienza non si fosse rivelata positiva, non penso avrei continuato per questa strada. 

Fotografia di Bella Rose Bunce

OGYRE – Un’ultima domanda, che cosa significa per te prendersi cura dell’Oceano?

BB – Prendersi cura dell’Oceano significa prendersi cura di noi stessi. Dovrebbero andare di pari passo. Non dovrebbe essere che noi usciamo e andiamo attivamente a proteggerlo. Dovrebbe essere che lo rispettiamo e basta. 



 

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