Quando si parla di sostenibilità aziendale si fa riferimento all’impegno concreto di un’azienda nel dar vita a un modello di business che permetta il sostentamento dell’impresa a lungo termine, che sia attento all’ambiente e al benessere sociale.
Nascono da qui i criteri ESG-Environmental, Social, Governance, che si utilizzano proprio per valutare gli investimenti responsabili di un’impresa sia dal punto di vista finanziario sia del rispetto dell’ambiente, delle persone, della governance (princìpi e valori aziendali).
Soffermando l’attenzione sulla sostenibilità ambientale, un’azienda che vuole rispettare il Pianeta deve lavorare su più fronti:
Un impegno che non deve essere “solo a parole”, ma misurato costantemente per monitorare i risultati raggiunti, capire se la strada intrapresa per raggiungere gli obiettivi sostenibili, prefissati anche dall’Agenda 2030 dell’ONU, è quella giusta e valutare, eventualmente, anche dove intervenire per migliorare.
Ogni azienda è diversa dalle altre e naturalmente ha un impatto diverso sull’ambiente: gli obiettivi di sostenibilità e le azioni da attuare variano in base alla tipologia di business, agli attori della filiera coinvolti, ai prodotti realizzati.
In generale, però, per perseguire la sostenibilità ambientale, sono tre i goals dell’Agenda 2030 dell’ONU che le imprese devono prendere in considerazione:
Misurare le azioni è utile sia per ottenere informazioni utili per la definizione delle azioni future, ma soprattutto per rendere concreto, attraverso i numeri, un concetto apparentemente astratto come la sostenibilità.
In quest’ottica, sono tre gli indicatori da considerare: MFA-Material Flow Analysis (analisi dei flussi di massa), LCA-Life Cycle Assessment, KPI strettamente collegati all’ambiente, che misurano, ad esempio, le emissioni di CO2 nell’ambiente o il consumo di acqua di un’azienda.
Come si legge in un documento Istat, “l’analisi dei flussi di massa è un metodo analitico per quantificare i flussi e le scorte di materiali o sostanze in un sistema ben definito”.
È utile per identificare i punti critici di una filiera o di un processo di recupero dei materiali e capire che tipo di investimenti effettuare per essere più efficienti dal punto di vista della sostenibilità. L’analisi dei flussi di massa si può applicare a uno o più impianti industriali ed è uno strumento importante ai fini di un’economia circolare, per creare un modello di gestione dei rifiuti e ridurre i costi (a vantaggio anche della sostenibilità economica dell’impresa).
Per la Commissione Europea le valutazioni del ciclo di vita rappresentano il miglior strumento per valutare l’impatto ambientale di un prodotto. È una metodologia standardizzata a livello internazionale e aiuta a quantificare le pressioni ambientali legate a beni e servizi (prodotti), i benefici ambientali, i compromessi e le aree di miglioramento tenendo conto dell'intero ciclo di vita del prodotto.
Si compone di due elementi: l'inventario del ciclo di vita (LCI) e la valutazione dell'impatto del ciclo di vita (LCIA). Il primo raccoglie e analizza i dati relativi agli interventi ambientali (ad esempio, le emissioni nell'aria e nell'acqua, la produzione di rifiuti e il consumo di risorse) associati a un prodotto dall'estrazione delle materie prime, alla produzione e all'uso fino allo smaltimento finale, compresi il riciclaggio, il riutilizzo e il recupero di energia. Da questa analisi si costruisce la valutazione dell'impatto del ciclo di vita (LCIA).
Kpi è l’acronimo di Key Performance Indicators, che in italiano vuol dire “indicatore chiave di prestazione”. Si tratta di valori concretamente misurabili, che aiutano a calcolare l'impatto sostenibile e ambientale di un'azienda. Tra i Kpi da monitorare per la sostenibilità ambientale di un’azienda ci sono il monitoraggio della carbon e della water footprint.
La carbon footprint aziendale è l’“impronta di carbonio” che stima le emissioni in atmosfera di gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un’azienda. È il parametro, quindi, che permette di determinare gli impatti ambientali che le attività di un’impresa hanno sul Pianeta, quantificati in tonnellate di CO2 equivalente.
Allo stesso tempo, l’azienda può monitorare l’efficienza ambientale ed energetica delle proprie strutture. L’efficienza in questo campo può essere vantaggiosa per l’azienda anche sotto il profilo del business. Poiché clienti, stakeholder, partner scelgono da chi acquistare o con chi collaborare anche in base all’impegno sostenibile dell’impresa, buoni prestazioni sul fronte carbon footprint possono essere sfruttati per valorizzare le proprie attività e dare visibilità alle politiche di responsabilità sociale e ambientale dell’azienda.
Un altro kpi per la sostenibilità ambientale di un’impresa è l’impronta idrica, “un indicatore del consumo di acqua dolce che include sia l’uso diretto sia quello indiretto di acqua da parte di un’impresa”, come si legge sul sito del Ministero. L’impronta idrica di un’azienda è definita come il volume totale di acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi, misurata in termini di volumi d’acqua consumati (evaporati o incorporati in un prodotto) e inquinati per unità di tempo.
Il compito della water footprint è dato dalla somma di tre elementi: