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Dal mare aperto alle mangrovie con Wayan Wirawan

Uno dei pochi pescatori a lavorare a mani nude per salvare le acque indonesiane.

Sapevate che l’Indonesia è il più grande arcipelago al mondo? Con più di 170 mila isole sparse in un’area di 1.9 milioni di metri quadri, il suo ecosistema marino è uno dei più ricchi e variegati al mondo. Casa di oltre 3 mila specie diverse di pesce e 600 tipologie di barriere coralline, la sua biodiversità marina è rilevante a tal punto da essere considerata una priorità globale nella salvaguardia dell’ambiente.
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Oltre a fornire indicazioni su come potrebbe essere il paradiso, l’ecosistema marino indonesiano gioca un ruolo fondamentale nel supportare l’economia del paese e nell'approvvigionamento di cibo e di mezzi per vivere per milioni di persone.  Solo l’industria del pesce coinvolge oltre 6 milioni di lavoratori e contribuisce enormemente all’economia del paese. Alcune comunità costiere si affidano alla pesca per sopravvivere, grazie a piccoli pescatori (come quelli che supportiamo) che svolgono la maggior parte del lavoro.

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Sfortunatamente, l’ecosistema marino dell’Indonesia sta affrontando una serie di minacce che stanno mettendo gli abitanti e la biodiversità in serio pericolo.  L’overfishing, le pratiche di pesca distruttive e la pesca illegale stanno facendo pressione sulle popolazioni di mare, portando a un declino nella caccia e nello stipendio dei pescatori. L'utilizzo di dinamite e di cianuro ha provocato danni irreversibili alle barriere coralline, essenziali per la vita sottomarina.

Parlare con la nostra flotta indonesiana ci ha fatto cancellare ogni dubbio che potrebbe essere lasciato alla ricerca per la rigenerazione ambientale.  Dobbiamo unire le forze per spingere le comunità locali a contrastare gli effetti del consumismo e dell’industrializzazione.  

 

 

Con una popolazione che sta arrivando a contare oltre 270 milioni di persone e il conseguente aumento dell’utilizzo di prodotti in plastica, così come la scarsa gestione delle infrastrutture, l’Indonesia è diventato il secondo paese al mondo per dispersione di plastica nell’ambiente. Inoltre, la salute  dell’ecosistema marino dell’arcipelago è compromesso da fuoriuscite di petrolio, rifiuti industriali e deflussi agricoli. Il cambiamento climatico sta anche avendo un impatto decisivo sulla vita marina indonesiana. L’aumento delle temperature, l’acidificazione degli oceani e l’innalzamento del livello del mare stanno danneggiando le barriere coralline, causando delle modifiche nei comportamenti e negli spostamenti delle specie marine. 

“L’inquinamento della plastica è come il terrorismo”

Nonostante tutte queste sfide, ci sono persone che combattono per proteggere l’ambiente marino dell’Indonesia. Ed è proprio lì che entrano in gioco pescatori come Wayan Wirawan.
“L’inquinamento della plastica è come il terrorismo” afferma quando gli viene chiesto di fornirci un quadro della situazione del suo nido. Lavora in mare da più di dieci anni, e ha vissuto il declino della pesca di prima categoria. “Andavamo in mare a pescare, ma ora la situazione non è delle migliori,” continua, “per cui peschiamo nelle mangrovie ”
Per ogni uscita che fa, solitamente torna indietro con un bottino di 15/20 kg di plastica, un dato allarmante visto che si impegna quotidianamente in questa missione. 

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Menomale che uno spiraglio di luce si riesce a vedere dalle profondità del tunnel. Grazie al suo lavoro e agli sforzi dei colleghi, il pesce sta iniziando a tornare nelle acque indonesiane. Se continueremo a spingere nella direzione giusta, vedremo miglioramenti radicali nelle condizioni di salute della vita marina indonesiana, e la natura potrà tornare a fiorire spontaneamente più veloce di quanto pensiamo.


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