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Lo stravagante mondo sommerso di Louie Psihoyos

A quattr’occhi con l’uomo che sta cambiando il mondo un documentario alla volta.

Sono tanti i nomi che la nostra testa associa al tema della salvaguardia degli oceani, ma poche sono le persone che hanno scosso le coscienze con successo dedicando la loro vita a rivelare che cosa si trova sotto la superficie. Tra di loro, c’è il fotografo e regista americano pluripremiato Louis Psihoyos, fondatore della Ocean Preservation Society.
 Louie_Psihoyos,_2020

Figlio di un immigrato greco, Psihoyos nacque in Iowa ben lontano dalla penisola Ellenica e dall’oceano. Tuttavia, l’educazione ricevuta dal Midwest americano non ha intralciato la possibilità per lui di sviluppare una relazione importante con il mare agli esordi della sua carriera da fotografo. 

Dopo essersi appasionato di fotografia alla giovane età di 14 anni, iniziò a lavorare con testate giornalistiche conosciute internazionalmente– il  New York Times, lo Smithsonian, e Sports Illustrated, giusto per citarne alcuni –  che lo accompagnarono in giro per il mondo per immortalare alcune delle personalità più rilevanti del nostro secolo.

 

Tuttavia, fu lavorando nel 1983 ad un articolo da copertina sulla spazzatura e il riciclaggio per il National Geographic Magazine – dove rimase in carica per 17 anni – che realizzò che qualcosa di drastico stava accadendo al pianeta e si sentì in dovere di prendere a cuore la causa. 

Proseguì poi con la produzione e la direzione di alcuni dei documentari più impattanti della nostra epoca: The Cove, Racing Extinction, and Sea of Life. 

Abbiamo avuto la possibilità di scambiare due chiacchiere al telefono con Psihoyos per comprendere le motivazioni che lo hanno spinto ad avviare la sua casa di produzione cinematografica sviluppando in parallelo la sua relazione personale con il mare.

 

OGYRE – Ciao Louie, è un onore poter parlare con te. Tu sei quello che noi consideriamo come Ocean Hero. Abbiamo un po’ di domande per te, hanno tutte a che fare con l’oceano, ma ci piacerebbe rompere il ghiaccio con una semplice: com’è la tua relazione con l’oceano ?

LP – Sono a capo di una piccola organizzazione che si chiama  Ocean Preservation Society. Realizziamo film e scattiamo fotografie per ispirare le persone a provare a salvare l’oceano, partendo dall'ambiente che ci circonda. Abbiamo compreso che per dare uno stop a ciò che finisce in mare, bisogna prima trovare una soluzione per quello che ritroviamo sulla terraferma. È tutto a valle rispetto agli oceani. 

OGYRE – Che ruolo ha la creatività nella lotta al cambiamento climatico?

LP – Sono a capo di una piccola organizzazione che si chiama  Ocean Preservation Society. Realizziamo film e scattiamo fotografie per ispirare le persone a provare a salvare l’oceano, partendo dall'ambiente che ci circonda. Abbiamo compreso che per dare uno stop a ciò che finisce in mare, bisogna prima trovare una soluzione per quello che ritroviamo sulla terraferma. È tutto a valle rispetto agli oceani. 

 

OGYRE – Sei un pioniere nel campo dell’arte per il cambiamento sociale. Qual è la motivazione che ti ha spinto a concentrare la tua carriera a diffondere coscienza su temi come l’inquinamento dei mari?

LP – Fu un articolo di copertina, per cui stavo lavorando per National Geographic Magazine nel 1983, riguardo alla spazzatura e al riciclo. A quei tempi c’era solo un programma di riciclo obbligatorio negli States e io sonouna di quelle persone a cui piace prendere a cuore le cause e renderle popolari.

OGYRE –  Perchè l’oceano?

LP –  Immergermi e fare snorkeling nell'oceano è più vicino di quanto pensi ad essere un viaggiatore nello spazio. La tua testa è in superficie e guardi giù osservando un altro universo di creature che non esistono nel nostro habitat naturale: è come se fosse fantascienza ma la puoi vivere ed è reale. Poi inizi a vedere slittare le linee di riferimento.

OGYRE – Puoi spiegare che cosa sono?

LP – Le linee di riferimento variabili sono un fenomeno che descrive il cambio graduale nelle norme accettate per le condizione dell'ambiente naturale per una mancanza di esperienza umana, memoria e/o conoscenza di una condizione passata. Questo processo sta prendendo sempre più piede.
L’oceano probabilmente è rimasto lo stesso per centinaia di migliaia di milioni di anni. E noi in una generazione, quella in cui siamo ora, abbiamo causato più danni all’oceano rispetto ai quattro miliardi e mezzo di anni di vita sul pianeta. Stiamo facendo quello che nessun animale avrebbe fatto.

OGYRE – Pensi ci sia un modo per ribaltare la situazione? 

LP – Sono convinto che possiamo cambiare comportamento. E se non lo facciamo, odierò pensare che non possiamo lasciare il mondo un pochino meglio di come l’abbiamo trovato. È quello che provo a fare ogni giorno: aiutare a mitigare il problema.

OGYRE – Ci fu una svolta che ti stimolò ad avviare la Ocean Preservation Society? 

LP – Si. Il mio amico Jim Clark (fondatore di Netscape, Shutterfly, etc.) mi portò a immergermi in uno spot che raccomandò come uno dei più belli al mondo per quella tipologia di cose, in Nuova Guinea, ma quando tornò in superficie mi disse che la barriera corallina non c’era più. Era stata distrutta. E non sapevamo se era dinamite, la pesca o una manifestazione di degrado. L’unica cosa certa era che non si trovava più lì. E la stessa cosa stava succedendo in ogni spot in cui andavamo. Per questo pensammo di dover agire.

OGYRE – Quindi è una storia di amicizia e di interessi comuni 

LP –  Fu un’idea di entrambi. Utilizzammo i suoi soldi per film da brividi che raccontassero storie importanti con la speranza che potessero cambiare le cose. Quello fu l’inizio dell’Ocean Preservation Society. 
Il nostro film che vinse l'Oscar, The Cove, cambiò realmente le carte in tavola: ridusse lil massacro di delfini in Giappone del 93%. 

 

OGYRE – È impressionante. Quanto è importante continuare a svelare la verità per spingere le persone ad agire? 

LP – Abbiamo un equilibrio molto delicato. Quando giriamo un film, può essere deprimente, ma è comunque una forma di intrattenimento. Se qualcuno ti da 90 minuti della sua attenzione, difficilmente lo fa per essere triste, per cui è tuo compito da regista dover colpire quella persona e aiutarla a creare un’azione positiva. Staimo facendo sì che il mondo sia un pochino meglio non solo per le altre persone, a per loro stessi in primis. 

OGYRE – Qual è la lezione più importante che hai imparato in questi anni? 

LP – Ci sarà sempre una leva nascosta in bella vista su come fare un film per cambiare il mondo.

OGYRE – Grazie per averci fatto entrare nel tuo mondo. Rimarremo con entusiasmo in attesa dei tuoi prossimi film. 

LP – Grazie a voi per avermi ospitato!

 


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