La mezzanotte è sempre più vicina, eppure non ce ne rendiamo conto del tutto. Il tempo corre, le temperature salgono e il 2030, anno del non ritorno, è dietro l’angolo.
Il rapporto, pubblicato il 20 Marzo 2023, presenta diverse evidenze scientifiche sui cambiamenti climatici. Esorta ad “agire per il clima su tutti i fronti” e vuole consolidarsi come piano di riferimento per i governi che possono ancora agire al fine di mitigare i danni inflitti dall’uomo sull’ecosistema planetario. All’interno del report è sottolineato che è “più probabile che non” che quel 1,5 °C di troppo venga raggiunto, prefissando quindi la necessità di arrivare a zero emissioni prima della data che gli aderenti alla conferenza sul clima di Parigi del 2015 si sono posti come obiettivo: il 2040.
L’IPCC afferma infatti che più di 3 miliardi di persone vivono già in aree altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici, e metà della popolazione globale sta affrontando crisi idriche per alcune parti dell’anno. Addirittura, sembrerebbe che in alcune aree stiamo già vivendo al limite della sopravvivenza, specialmente in Africa, Asia, America e nel Sud Pacifico, dove le condizioni di clima stanno portando gli abitanti a considerare di spostarsi. E non è un caso, dato che i fenomeni meteorologici estremi stanno prendendo sempre più piede, aumentando i rischi per la salute umana e gli ecosistemi e perpetuando problematiche come l’insicurezza alimentare e idrica.
La soluzione, secondo il report, sta in uno sviluppo resiliente del clima. Se da un lato bisogna promuovere misure di adattamento ai cambiamenti climatici, dall’altro c’è la necessità di agire per ridurre o evitare le emissioni di gas serra entro il 2030. Il team dell’IPCC, infatti, incoraggia i governi ad istituire, per esempio, l’elettrificazione a basse emissioni di carbonio, l’accesso all’energia e alle tecnologie pulite, lo spostamento a piedi e l’utilizzo esclusivo dei trasporti pubblici. Tutto ciò, però, non può avvenire se “la tecnologia, il know-how e le misure politiche adeguate” non vengono condivise con le popolazioni, tantomeno se non vengono resi disponibili i finanziamenti adeguati.
Il clima, gli ecosistemi e le comunità sono intrappolate in un tunnel in cui la luce si sta facendo sempre più debole. È per questo che è il momento di agire ora. Le acque dolci e gli oceani vanno ripuliti e conservati nella maniera più efficace, così come il 30-50% del suolo terrestre. Le aree urbane dovranno essere rivalutate per diventare fulcro del cambiamento verso un futuro prossimo sostenibile. Le popolazioni vanno tutelate ed educate per diventare i primi attori di questo cambio di rotta.