La quantità di plastica che finisce in mare ogni giorno è preoccupante: 53 mila tonnellate ogni anno, che corrisponde a 145 kili al giorno.
La plastica non è biodegradabile: si decompone in pezzi sempre più piccoli fino a diventare onnipresente.
Per esempio, microplastiche di misura inferiore ai 5 millimetri sono state trovate nelle profondità dei ghiacci artici e persino nei nostri corpi. Questi pezzi di plastica microscopici stanno invadendo la catena alimentare, in particolare l’acqua che beviamo.
La comunità scientifica ha studiato i potenziali rischi del consumo della plastica per anni, pubblicando diversi report. Tuttavia secondo uno studio pubblicato recentemente da WWF International, le persone consumano l’equivalente di una carta di credito ogni settimana, 5 grammi.
Se una bottiglia di plastica ne contiene 10 grammi, staremmo ingerendo almeno 2 bottigliette al mese, 24 all’anno e 240 ogni 10 anni. Stimando un tasso di vita media di 79 anni, durante la nostra permanenza sulla terra arriveremo a consumare 20 kili di plastica ognuno, l’equivalente di due bidoni della spazzatura.
Questi dati sembrano quindi confermare che abbiamo sottovalutato il potenziale impatto di questo materiale onnipresente. Gli scienziati non sono ancora riusciti a determinare gli effetti controproducenti dell’ingestione della plastica sulla nostra salute, ma una cosa è sicura: la plastica che produciamo ci ritorna indietro, in un modo o nell’altro. Questa è una sfida che motiva realtà come Ogyre a continuare a raccogliere rifiuti dall’oceano, per il benessere del pianeta e dei nostri corpi.