La direttiva europea sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale è entrata in vigore nel 2007, introducendo un regime di responsabilità globale per i danni ambientali, basato sul principio "chi inquina paga" che, da un lato, incentiva a non generare danni all’ambiente per non incorrere in sanzioni, dall’altro, ad attuare azioni preventive per tutelarlo e promuovere uno sviluppo sostenibile.
La direttiva, che include tra i danni anche quelli causati da elementi aerodispersi nella misura in cui possono causare danni all'acqua, al terreno o alle specie e agli habitat naturali protetti, ha come obiettivo proprio quelli di preservare l’ecosistema marino, l’acqua, l’aria, il terreno.
Il concetto di responsabilità ambientale riguarda i singoli cittadini, le cui azioni ogni giorno hanno un impatto sul Pianeta, ma soprattutto le imprese, di grandi e piccole dimensioni, le cui attività (processi di produzione, trasporto, allevamento, coltivazione, ecc.) se non gestite correttamente possono creare un danno ambientale. Come possono, dunque, intervenire le imprese e, soprattutto, perché devono farlo?
Essere sostenibili, come si direbbe nel linguaggio moderno, è ormai è un must. Invita a esserlo l’Agenda 2030 dell’ONU, con i suoi 17 ESGs invita a lavorare su diversi punti per raggiungere una sostenibilità sociale, economica e ambientale.
Tra i goals individuati, alcuni vanno di pari passo con gli obiettivi della direttiva europea sulla responsabilità ambientale: goal 6 “acqua pulita e servizi igienici sanitari”, goal 7 “energia pulita e accessibile”, goal 12 “consumo e produzioni responsabili”, goal 14 “la vita sott’acqua”, goal 15 “la vita sulla terra”.
Le aziende che vogliono ridurre al minimo o annullare del tutto il rischio di generare danno all’ambiente sono chiamate ad agire e a intraprendere azioni che permettano di raggiungere questi obiettivi. Per farlo devono misurare impatto ambientale seguendo degli indicatori, che gli permettano di comprendere qual è il loro impatto in termini di CO2, quanti scarti producono, qual è il ciclo vita dei prodotti che producono per capire dove e come intervenire per ridurre l’impatto sull’ambiente e quali progetti di sostenibilità aziendale intraprendere per non incorrere in sanzioni.
Quando si parla di sostenibilità ambientale non si può fare a meno di fare riferimento alla brand reputation, ovvero all’insieme di percezioni, valutazioni e aspettative nei confronti di un'azienda o di un marchio da parte di clienti e stakeholder. E i dati oggi parlano chiaro.
La sostenibilità gioca un ruolo chiave nel mercato. Secondo un’indagine Norstat, per il 64,7% degli intervistati, la sostenibilità ambientale è molto importante e si aggiudica il primo posto rispetto a quella sociale ed economica. Mentre per il 73% dei consumatori globali è importante che le imprese intraprendano azioni responsabili dal punto di vista dell’ambiente e oltre un terzo, il 36%, afferma di scegliere un marchio piuttosto che un altro proprio perché sostiene una causa in cui crede, come la sostenibilità (fonte: Gfk)
La direttiva europea prevede l’adozione di misure preventive e correttive per evitare danni all’ambiente, come la riparazione primaria, complementare o compensativa. Questo vuol dire che le aziende, per supportare la propria responsabilità ambientale, possono decidere di intraprendere delle azioni che vadano a proteggere l’ambiente, ad esempio per compensare le emissioni di CO2, tutelare l’ecosistema marino, la pulizia delle acque, il terreno, ecc. Ecco alcune strade possibili da intraprendere, suggerite anche dagli SDGs dell’Agenda 2030 dell’ONU.
Per non generare più rifiuti, le aziende possono adottare modelli di economia circolare. La Ellen MacArthur Foundation, fondazione statunitense che cerca di accelerare la transizione verso la circular economy, definisce l’economia circolare come un “sistema resiliente che fa bene alle imprese, alle persone, all’ambiente” e individua tre elementi fondamentali per incentivarla: la riduzione dell’impiego di materia prima, facendo sì che i materiali rientrino nell'economia al termine del loro utilizzo; il riutilizzo dei prodotti, affinché non ci siano scarti e questi ultimi possano avere una seconda vita; riciclo, per recuperare le materie prime e farle diventare “materie seconde” utili per dar vita a qualcosa di nuovo.
Per ridurre l’inquinamento dell’aria una delle strade possibili da intraprendere è l’utilizzo di energie rinnovabili. Enea le definisce come “le fonti energetiche non fossili che si rigenerano alla stessa velocità con cui vengono consumate, che sono liberamente disponibili in natura, non si esauriscono e per le quali esistono tecnologie che ne consentono l’utilizzo a fini energetici”.
Generare energia rinnovabili è possibile, sfruttando l’energia del sole, dell’acqua, del vento: un’energia che non rilascia CO2 nell atmosfera e quindi favorisce il percorso verso la carbon neutrality, tra i principali obiettivi dell’Unione Europea.
In accordo con il SDGs 14 “vita sott’acqua” dell’Agenda 2030 e con la direttiva sulla responsabilità ambientale che prevede la tutela degli habitat naturali, intervenire per proteggere le acque del mare è ripristinare la biodiversità dell’ecosistema marino è sicuramente una scelta saggia da parte delle imprese. Per far sì che questo avvenga è indispensabile diminuire la quantità di rifiuti in mare, un’operazione che si può favorire sostenendo le attività di Fishing For Litter, ovvero la raccolta del marine litter da parte dei pescatori mentre svolgono normalmente il loro lavoro. In questo modo le imprese “ripuliscono” il mare e consentono a pesci, alghe e piante marine di vivere e riprodursi senza la presenza di corpi estranei al loro habitat naturale.
L’economia circolare, utilizzo di energie rinnovabili, il Fishing For Litter dimostrano che la responsabilità ambientale è molto più del semplice “chi sbaglia paga”. È un modo di agire che definisce l’animo dell’impresa, oltre a ridurre i costi e favorire anche una maggiore sostenibilità economica. La responsabilità ambientale diventa quindi leva strategica per la sostenibilità aziendale che oggi, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, è un valore imprescindibile anche per la brand reputation, per essere apprezzati e scelti da stakeholder e consumatori.
Scarica la nostra presentazione per saperne di più su come contribuire a preservare l’oceano.